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Shiva Nataraja


«In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza cosmica …”vidi” scendere dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si creavano e distruggevano particelle con ritmi pulsanti, “vidi” gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica di energia, percepii il suo ritmo e ne “sentii” la musica, e in quel momento “seppi” che questa era la danza di Shiva, il Dio dei Danzatori adorato dagli indù.» Il tao della fisica -Fritjof Capra

Al CERN di Ginevra – il Centro europeo per la ricerca in Fisica delle Particelle – dal 2004 si trova una statua di due metri di altezza di Shiva Nataraja, il Signore della Danza. La statua simboleggia la danza cosmica di creazione e distruzione di Shiva.

L'immagine di Shiva che balla all'interno di un gigantesco anello di fuoco è vista come metafora della danza cosmica delle particelle subatomiche, osservata e analizzata da fisici del CERN.

La targa posta sul basamento recita:


O Onnipresente, incarnazione di tutte le virtù, creatore di questo universo , re dei danzatori, che balla l'Ananda Tandava nel crepuscolo, io ti saluto.”
Versetto n. 56, Sivanandalahari di Sri Adi Sankara.

Alla base del mito c'è l'idea che l'intero Universo sia ciclico e soggetto a infinite distruzioni/creazioni. Eternamente, senza inizio e senza fine, l'Universo si manifesta dal vuoto periodicamente: dal caos nasce l'ordine, e, viceversa, dall'ordine si ritorna al caos e questo continua in un cerchio infinito.

La storia racconta che a Chidambaram, nella foresta di Taragam, nel Sud dell’India, viveva un gruppo di saggi che credevano di essere superiori a tutti, anche agli dei per via delle loro pratiche e dei loro rituali. Shiva e Vishnu decisero di rimetterli sulla giusta strada e si presentarono al loro cospetto sotto mentite spoglie, nella forma del mendicante Bikshadana e di sua moglie Mohini; ed erano così belli che con la loro bellezza ammaliarono tutti, anche le mogli dei saddhu. I saggi terribilmente infastiditi nel vedere cosa stava succedendo davanti ai loro occhi, iniziarono a usare i loro poteri magici per attaccare Bikshadana non sapendo che era, in effetti, Shiva sotto mentite spoglie. Gli lanciarono contro dei serpenti velenosi che lui prontamente neutralizzò e avvolse intorno al collo come ornamenti. Infastiditi, i saggi liberarono allora una tigre inferocita ma Shiva, con l’unghia del dito mignolo, spogliò la tigre della sua pelle e se l’avvolse intorno alla vita. I saggi invocarono, infine, il potente demone Apasmara Purusha che si manifestò sotto le sembianze di un nano. Shiva rispose all’attacco del demone senza scomporsi. Piantò fermamente la pianta del piede sulla sua schiena per immobilizzarlo e, iniziando a danzare l' Ananda Tandava (la danza dell’eterna beatitudine), rivela la sua vera identità ai saggi. Questi, riconoscendo la superiorità del potere divino, abbandonarono le loro pratiche.

Il luogo in cui avvenne l' Ananda Tandava diede origine, in seguito al famoso tempio di Chidambaram, uno dei templi, anche oggi, più visitati dell'India.


LA SIMBOLOGIA


Il luogo della danza è il centro del mondo così come il centro all'interno del cuore di ogni essere.

Shiva danza all'interno di un cerchio di fuoco simbolo del fuoco cosmico che tutto crea e tutto consuma, simbolo del ciclo del samsara (ciclo di rinascite).


Con la sua danza mette in moto l’intera creazione in 5 atti o movimenti, i Panchakritya:

Shrishti: creazione, evoluzione;

Sthiti: conservazione, supporto;

Samhara: distruzione, evoluzione;

Tirobhava: oscuramento;

Anugraha: rivelazione, grazia.


I panchakritya sono espressi nella posizione del corpo, delle mani e dei piedi.

La mano destra posteriore stringe il tamburello Damaru a forma di clessidra (CREAZIONE). Il tempo e lo spazio provengono da questo ritmo;

la mano destra anteriore si trova nella posizione di Abhaya mudra (palmo rivolto all’esterno con le dita che puntano in alto), il gesto che dissipa la paura e ci invita ad aver fiducia nel processo (MANTENIMENTO);

nel palmo della mano sinistra c’è il fuoco che distrugge e purifica (DISSOLUZIONE);

il braccio sinistro anteriore vela il cuore, indica la dimenticanza della nostra vera natura (OSCURAMENTO);

la mano sinistra anteriore è rivolta verso il basso a destra, nella posizione della proboscide, Gajahastamudra, e punta verso il piede destro tenuto sollevato, come simbolo di rivelazione ( GRAZIA).

Shiva danza sul nano Apasmara Purusha, la personificazione della dimenticanza (purusha significa uomo, e apasmura significa privo di memoria) e dell’illusione- maya- su cui Shiva trionfa.

Il suo corpo è spalmato di cenere sacra simbolo di purezza.

Il serpente adorna il suo corpo, simbolo di kundalini, la forza spirituale latente all'interno dell'uomo arrotolata alla base della spina dorsale, che si eleva attraverso le pratiche dello yoga.

Shiva veste una pelle di tigre, simbolo del potere della natura.

I capelii di Shiva sono selvaggi e allungati per rappresentare la pulsazione dell'universo. Il viso però, in opposizione al suo corpo vorticoso, è completamente sereno. Con gli occhi socchiusi, Shiva è nello stato di Turiya, della pura coscienza dello spirito. Eppure, anche in questo stato, si sta muovendo selvaggiamente. È al centro e nel mondo contemporaneamente. Questo è l'obiettivo finale dello yogi- di essere in entrambi gli stati allo stesso tempo.

Proprio come Shiva esegue questi cinque atti tutto il tempo a livello universale, anche noi eseguiamo questi cinque atti a livello individuale nella danza della nostra vita, per così dire.

Ad esempio, quando pratichiamo le asana c'è un momento in cui creiamo la postura, la fase di tenuta in cui la manteniamo e poi la lasciamo andare e la postura si dissolve. Ci potrebbero essere momenti in cui siamo distratti, o ci sentiamo incapaci, o non riusciamo a essere consapevoli del nostro corpo o e in altri momenti in cui ricordiamo e possiamo avere un'esperienza di espansione, di pace e di connessione.

All'aspetto di Shiva Signore della danza è dedicata Natarajasana: una bellissima posizione che è sia un equilibrio in piedi che un piegamento all'indietro e che richiede una grande stabilità e centratura e nello stesso tempo espansione ed apertura.






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